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Roma, 18 giugno 2003
DISPOSIZIONI PER L'ATTUAZIONE DELL'ARTICOLO 68
DELLA COSTITUZIONE NONCHÉ IN MATERIA DI
PROCESSI PENALI NEI CONFRONTI DELLE ALTE CARICHE DELLO STATO

Proposta di legge Boato (approvata dalla Camera e modificata dal Senato)
(185-B Esame articolo 1 - A.C. 185-B)
Intervento di Marco Boato sull'esame delle questioni pregiudiziali di incostituzionalità
e in discussione generale

Esame questioni pregiudiziali.

PRESIDENTE: Ha chiesto di parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, onorevoli colleghi, questa proposta di legge, che porta tuttora il mio nome, fu approvata in prima lettura alla Camera a larga maggioranza, con soli 6 voti contrari e 111 astensioni. Al Senato è stato introdotto il nuovo articolo 1 - a cui esclusivamente si riferiscono le due questioni pregiudiziali di costituzionalità che anch'io ho sottoscritto - il quale ne ha cambiato completamente il significato politico, giuridico e costituzionale.

Il nuovo articolo 1 non ha nulla a che vedere con le disposizioni di attuazione dell'articolo 68 della Costituzione, disposizioni che, dal 1993 al 1996, avevano dato vita a ben 19 decreti-legge e che, poi, erano state tradotte, già nella XIII legislatura, in una proposta di legge da me presentata e sottoscritta da tutti i presidenti di gruppo del centrosinistra (che era allora maggioranza) e del centrodestra (che era allora opposizione). Tale proposta di legge, anche in questa legislatura, poteva essere largamente condivisa, con il voto favorevole o con l'astensione, da tutti i gruppi parlamentari. Infatti, è giusto e necessario definire legislativamente le disposizioni di attuazione dell'articolo 68 della Costituzione, disposizioni fin qui (dopo i 19 decreti-legge) consegnate esclusivamente alle prassi parlamentari di Camera e Senato e delle rispettive Giunte.

Al Senato è stato, invece, introdotto un nuovo articolo 1 che ne ha snaturato il significato politico e giuridico, inducendomi, per motivi insormontabili di coscienza, a rinunciare al mandato di relatore per la Commissione affari costituzionali.

Il nuovo articolo 1, infatti, è, prima di tutto, assolutamente viziato da estraneità di materia rispetto alle disposizioni ordinarie di attuazione dell'articolo 68 della Costituzione, ma è anche e soprattutto (questa è l'obiezione fondamentale ed insuperabile) palesemente viziato di incostituzionalità. Non si possono introdurre norme di questo tipo con legge ordinaria, ma esclusivamente con legge costituzionale.

Gli articoli della Costituzione con cui le norme contenute nel nuovo articolo 1 entrano palesemente in contrasto sono innumerevoli: l'articolo 3 sull'eguaglianza dei cittadini di fronte alla legge, l'articolo 24 che concerne il diritto di difesa (e, quindi, anche la difesa delle vittime del reato e delle parti civili), l'articolo 68 che riguarda le prerogative dei parlamentari (il Presidente del Consiglio, il Presidente della Camera ed il Presidente del Senato sono parlamentari), l'articolo 90 che concerne il Presidente della Repubblica, l'articolo 96 che riguarda il Presidente del Consiglio dei ministri, l'articolo 111 concernente il giusto processo e la sua ragionevole durata, l'articolo 112 sull'obbligatorietà dell'azione penale, l'articolo 137 che riguarda le garanzie di indipendenza dei giudici costituzionali (il Presidente della Corte costituzionale è un giudice costituzionale) e l'articolo 138 che attiene alle procedure aggravate per l'approvazione delle leggi di revisione costituzionale o, comunque, delle leggi costituzionali.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ci sarebbero molti rilievi da fare anche nel merito specifico delle disposizioni contenute nel nuovo articolo 1. Si tratta di disposizioni assolute, indiscriminate, totalizzanti ed indeterminate, ma la generale e sovrastante questione di costituzionalità le supera e le assorbe tutte.

Pur nel pieno rispetto delle autonome determinazioni della magistratura giudicante, rispetto alla quale non mi sognerei mai di interferire, personalmente non nutro dubbi sul fatto che se alla prima applicazione di questa legge, il prossimo 25 giugno, sarà sollevata questione di costituzionalità di fronte al collegio giudicante, tale questione non potrà che essere considerata rilevante e non manifestamente infondata. L'effetto di tale eventuale decisione sarà, comunque, quello di sospendere il processo di Milano perché la Corte costituzionale possa valutare e deliberare sulla sollevata questione di costituzionalità. Passeranno sicuramente molti mesi, ferie estive e natalizie comprese, in modo che, comunque, sarà sicuramente superato il semestre di Presidenza italiana dell'Unione europea.

Un risultato che può anche ritenersi opportuno sarà così raggiunto, per così dire, in stato di necessità e nel peggiore dei modi. Tale modo - mi si consenta di dirlo rispettosamente - non fa onore né al Parlamento, né ai Presidenti delle due Camere, né al Presidente della Repubblica e, credo di poterlo dire con equilibrio e serenità di giudizio, neppure al Presidente del Consiglio dei ministri (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e della Margherita, DL-l'Ulivo).

Discussione sulle linee generali

PRESIDENTE: Prendo atto che il rappresentante del Governo si riserva di intervenire in sede di replica.
È iscritto a parlare l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, signori rappresentanti del Governo, signor presidente della I Commissione, collega relatrice e colleghi deputati, continuo ovviamente, perché non sono abituato a cambiare idea a seconda delle circostanze politiche, a condividere pienamente questa proposta di legge negli articoli che vanno dal 2 al 9 e anche per quanto riguarda l'unico emendamento, introdotto al Senato, nell'articolo 3 (alla Camera, in precedenza, trattavasi dell'articolo 2).

Confermo, invece, quello che ho dichiarato qualche decina di minuti fa intervenendo a proposito delle questioni pregiudiziali di costituzionalità che ho anche personalmente sottoscritto, e cioè la mia assoluta contrarietà al nuovo articolo 1 del provvedimento, introdotto al Senato dalla maggioranza, per i motivi che ho più volte già esposto sia nel corso del dibattito in sede referente nelle Commissioni congiunte, Affari costituzionali e Giustizia, sia poc'anzi quando mi sono espresso a favore delle pregiudiziali di costituzionalità.

Preferisco in questi pochi minuti che ho a disposizione accennare non solo agli aspetti di carattere costituzionale, ma anche a quelli di carattere politico-istituzionale che emergono da questa vicenda. Ritengo che si possa dire, anche perché sono sotto gli occhi di tutti... Colleghi, per favore consentitemi di proseguire il mio intervento.

PRESIDENTE: Onorevoli colleghi, per favore.

MARCO BOATO. Come dicevo, è sotto gli occhi di tutti l'assenza totale di una strategia generale, quale che sia anche se non condivisibile o in parte discutibile, ma comunque con cui sia possibile confrontarsi, della Casa delle libertà sia in materia di giustizia sia in materia di riforme costituzionali.

Signor Presidente, onorevoli colleghi, ormai abbiamo superato la boa del secondo anno di Governo Berlusconi e ci approssimiamo a giungere a metà legislatura; in questi due anni, mese dopo mese, in questa sede abbiamo subito, anche con momenti drammatici, una logica consistente nel legiferare in modo meramente emergenziale e contingente in materia di giustizia e - tra virgolette - endoprocessuale. Questo non lo dico soltanto io, ma anche un esponente della Lega nord Padania - il vicepresidente del Senato, senatore Calderoli - che è quanto più lontano ci possa essere dalle mie idee e dalla mia cultura politica; egli pochi giorni fa, ha affermato, con un linguaggio che è proprio degli esponenti del suo gruppo parlamentare, che definirei un po' «sbracato» ma, in questo caso, realistico, che è ora che la smettiamo di legiferare a spizzichi e bocconi. Chiaramente, non si tratta di un linguaggio molto raffinato sul piano tecnico-giuridico, ma è la verità! Per una volta, quindi, debbo dare ragione ad un esponente della Lega nord Padania: é la verità! Sono due anni che voi siete costretti o indotti con il nostro voto contrario a legiferare a spizzichi e bocconi, in modo contingente ed emergenziale e con una finalità quasi esclusivamente - poc'anzi l'ho definita endoprocessuale - mirata ad interferire nelle vicende processuali in corso. Si tratta di vicende processuali rispetto alle quali ho grande attenzione e grande rispetto e credo di non averle mai - a volte anche suscitando critiche da parte dei colleghi della mia parte politica e qualche insulto da parte di qualcuno sulle pagine di qualche organo di stampa di sinistra - utilizzate nello scontro politico. Ma, la realtà è questa!

Quando la Casa delle libertà ha voluto, in poche settimane o in pochi mesi, ha legiferato, piegando norme ed istituti alle proprie - anzi, non alle proprie, è esagerato affermare questo - alle esigenze processuali di alcuni propri esponenti.

Presidente Casini, se posso rivolgermi a lei con rispetto, con amicizia e con stima, come lei sa, vorrei ricordare che quest'Assemblea - e lo affermo con sofferenza, poiché devo elogiare questa Assemblea, anche se tuttavia devo lamentare, di fronte alla strategia della Casa delle libertà, cosa è avvenuto - ha votato all'unanimità un anno fa, con il solo voto contrario di un esponente di Alleanza nazionale - uno!-, la riforma dell'articolo 27 della Costituzione per espungere definitivamente la pena di morte dalla nostra Carta costituzionale.

Lei, Presidente Casini (e ciò le fa onore), appena eletto, si è recato ad una assemblea internazionale dei Presidenti dei Parlamenti ad assumere l'impegno - che, tra l'altro, quest'Assemblea aveva mantenuto - di arrivare all'espunzione definitiva e totale della pena di morte dalla nostra Costituzione, pena di morte che sarebbe sempre possibile in base alle leggi penali di guerra, e pochi ricordano che in Afghanistan e in Iraq ai contingenti italiani, impegnati in Enduring Freedom e nella missione in Iraq, si applica il codice penale militare di guerra.

Ebbene, la Casa delle libertà è riuscita a bloccare, da oltre un anno, questa proposta legge di revisione costituzionale per espungere la pena di morte dalla Costituzione nell'altro ramo del Parlamento. Ma vorrei ricordare che si tratta di quel ramo del Parlamento che ha introdotto all'interno della provvedimento oggi al nostro esame, in poche ore, il nuovo articolo 1, sul quale anche i relatori hanno soffermato la loro attenzione, poiché di questo dobbiamo discutere, dal momento che il resto del testo del provvedimento è pressoché identico a quello approvato dalla Camera qualche mese fa.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE MARIO CLEMENTE MASTELLA (ore 17,46)

MARCO BOATO. Quindi, di fronte ad un istituto di civiltà giuridica e ad una riforma costituzionale che abbiamo approvato in questa sede all'unanimità, si arriva a bloccarla nell'altro ramo del Parlamento perché si considera pericoloso e meritevole di ulteriore riflessione «cimiteriale» - perché questa riforma è stata sepolta - il fatto di espungere definitivamente la pena di morte dall'articolo 27 della Costituzione; tuttavia, in pochi giorni è stata compiuta l'operazione che abbiamo sotto i nostri occhi e sulla quale abbiamo - almeno io e altri colleghi - riflettuto criticamente.

Vorrei rivolgermi ancora una volta ai colleghi, al Presidente della Camera, ai rappresentanti del Governo, visto che c'è un sottosegretario di Stato per la giustizia in quest'Assemblea - anche se è distratto da qualche altro collega e quindi non si accorge neppure di cosa stiamo dicendo - e ai colleghi della Casa delle libertà non di quest'aula (almeno, solo in parte): non è che, in un regime di bicameralismo perfetto, se da una parte si approva un provvedimento, dall'altra parte lo si blocca senza assumersi responsabilità politiche!

Da mesi è stato bloccato...

PRESIDENTE: Onorevole Boato...

MARCO BOATO. Concludo rapidamente, signor Presidente.

Come dicevo, da mesi è stato bloccato al Senato il disegno di legge sulla sospensione condizionata della pena.

I miei amici radicali, che ora chiedono - ma non condivido tale richiesta - di entrare nel Governo Berlusconi, hanno tenuto una conferenza stampa violentissima pochi giorni fa, denunciando la Casa delle libertà perché ha detto «no» al cosiddetto «indultino» per i cittadini detenuti ed ha detto - cito il loro linguaggio - sì all' «indultone» per il Presidente del Consiglio e le massime cariche dello Stato.

Non condivido questo linguaggio, perché è un po' troppo brutale, tanto più quando contemporaneamente si chiede di entrare nel Governo, ma forse è la realtà politica di queste scelte ad essere effettivamente brutale.

Non cito - perché devo concludere - le vicende della devoluzione, una riforma costituzionale che non c'entra con le materie oggi alla nostra attenzione, ma che viene utilizzata come arma non di scambio, bensì di ricatto e di intimidazione politica dentro al Governo, tra i ministri, con il Presidente del Consiglio e tra i gruppi della Casa delle libertà: questa è la dimostrazione della mia affermazione, vale a dire che in due anni abbiamo assistito all'assoluta assenza di una strategia istituzionale non solo in materia di giustizia, ma anche in materia costituzionale.

Concludo segnalando che, così come ho votato a favore delle pregiudiziali di costituzionalità che ho sottoscritto, ho presentato un unico emendamento interamente soppressivo dell'articolo 1 del provvedimento al nostro esame, e dunque voterò a favore della soppressione di tale articolo. Preannunzio sin da subito, per chiarezza, che in sede di votazione finale mi asterrò dalla votazione di questa proposta di legge, perché dall'articolo 2 all'articolo 9 si tratta di una provvedimento che, assieme ai colleghi, ho contribuito a scrivere, a costruire e ad approvare.

Quindi, il bilanciamento fra la mia assoluta contrarietà all'articolo 1 come norma ordinaria e la convinzione della sua incostituzionalità e, dall'altra parte, invece, la piena condivisione degli articoli da 2 a 9 mi porteranno, alla fine, ad esprimere un voto di astensione.

Tuttavia, signor Presidente, onorevoli colleghi, è molto amaro dover fare questo tipo di bilancio con riferimento ad un lavoro che avremmo potuto portare in porto di comune accordo e, per una volta, in modo coerente e convergente, senza la manipolazione costituzionale che è stata posta in essere al Senato e che la Casa delle libertà si accinge ad approvare anche qui alla Camera (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Ulivo).

 

  Marco Boato

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